Addio SMS! Il piano “divino” degli arabi dietro i super acquisti: nascosto, ma neanche troppo…

Altro che cimitero degli elefanti: ora gli arabi fanno sul serio, e il colpo Milinkovic Savic lo dimostra. Dietro c’è un piano (neanche tanto segreto) che va ben oltre il calcio…

Ormai manca solo l’ufficialità. Sergej Milinkovic-Savic è destinato ad essere un nuovo giocatore dell’Al-Hilal. Da circa un mese a questa parte, il dibattito calcistico è polarizzato dalla miriade di opinioni riguardanti il calcio arabo. Per tanti è solo l’ennesimo tentativo di un paese ricco che, forte del suo potere economico, cerca di scalzare l’Europa dal trono del calcio mondiale. Per altri invece, è realmente una minaccia nei confronti del calcio che conosciamo.

Sergej Milinkovic Savic in Arabia Saudita
Sergej Milinkovic Savic andrà davvero in Arabia? – controcalcio.com

 

Ecco, per me non è nulla di tutto ciò. L’acquisto di Sergej non dimostra altro che la sostanziale e per nulla sottile differenza tra il progetto “calcio arabo” e i progetti falliti nel corso degli ultimi anni: su tutti Cina e USA. Partiamo da un presupposto, tanto breve quanto importante. Il calcio arabo, a differenza del calcio Cinese ed americano, è gestito dallo stato stesso. Non è importante quale squadra faccia l’acquisto, non è importante il risultato sportivo. L’unica cosa che conta davvero, è che in pochi anni, il calcio arabo diventi realmente competitivo.

I progetti di USA e Cina fallirono a causa della totale mancanza di seguito da parte della stessa popolazione; i cinesi amano il Ping-Pong e l’NBA, gli americani praticano il baseball ma sognano i Los Angeles Lakers. Ecco, in Arabia Saudita cambia tutto. I bambini arabi amano il calcio, i ragazzi arabi hanno nascosto nell’armadio il poster di Cristiano Ronaldo, gli uomini arabi adorano fare tardi aspettando il fischio finale nelle notti di Champions mentre gli sceicchi passano la vita a scommettere sul calcio europeo tra una gara di cavalli e l’altra.

Lo sport come strumento di manipolazione popolare

Lo sport è uno strumento di manipolazione popolare, da sempre. I potenti necessitano dello sport per distrarre la popolazione e mantenere gli animi calmi, perché posso aver lavorato sottopagato per un’intera settimana, ma se di sabato sera la mia squadra del cuore vince quella maledettissima partita, la mia testa respirerà dai pensieri quel tanto che basta per arrivare alla giornata di campionato successiva.

L’accoglienza dei tifosi arabi nei confronti di Firmino ne è la dimostrazione. Ragazzi, bambini, padri, figli, tutti lì ad aspettarlo, coesi in un’accoglienza verso chi andrà li a sfruttare chi sfrutta loro, per poi tornare al suo standard di vita in Europa o in Sud America. Ecco, accettata questa premessa, la considerazione nasce in modo completamente deduttivo. Il potere economico che stiamo sperimentando in questa sessione di mercato è qualcosa di mai visto, più di qualsiasi PSG, più di ogni sessione del Manchester City. Stiamo assistendo alla più grande migrazione di capitale economico e sportivo della storia.

Sergej Milinkovic Savic in Arabia Saudita
L’addio di Milinkovic Savic al calcio “vero” fa parte di un piano – controcalcio.com

 

Da un lato dunque abbiamo una migrazione sportiva, ma cosa ne riceviamo noi in cambio? Capiamolo insieme. Lo stato arabo è uno stato gestito da una monarchia assoluta fortemente religiosa. Da sempre, le religioni sognano di espandersi, convertendo più persone possibili. Nel corso degli ultimi decenni l’Islam ha rosicchiato pezzetti del mondo, stabilendosi come seconda religione mondiale e soprattutto come religione dal tasso di crescita più elevato.

Al primo posto chi c’è? Il Cristianesimo. Il continente più vicino da poter provare a “convertire” è certamente quello Europeo. Quale strumento migliore del calcio per conquistare il cuore dei cittadini Europei? Imporsi nel nostro calcio tramite club di loro proprietà, ristabilire il capitale all’interno del loro paese, conquistare i nostri calciatori costringendoci a seguirli nel loro campionato, potendo così diffondere i messaggi religiosi che vogliono trasmetterci.

Il piano è chiaro, i risultati li stiamo già vivendo sulla nostra pelle. Possiamo fare qualcosa per fermarlo? Assolutamente no. Nessuna società europea potrà permettersi di andare così tanto in perdita, senza ottenere nulla in cambio. Non ci resta che aspettare, amareggiati, l’inevitabile tramonto del calcio europeo e godersi l’alba di un calcio diverso, scostando leggermente lo sguardo verso l’Est.

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