L’Inter si salva in casa della Real Sociedad al termine di una gara molto sofferta: per il percorso in Champions League servirà anche fortuna
Real Sociedad-Inter è la dimostrazione di come, nel calcio, novanta minuti non possano mai definire nulla. I nerazzurri arrivavano da un derby vinto in maniera netta per 5-1, ma avevo già spiegato come questo non fosse rappresentativo della reale differenza di valori in campo tra i vice campioni d’Europa e il Milan.
Avevo sentito diverse persone argomentare, in giro, di come l’Inter fosse la chiara favorita per lo scudetto e addirittura una delle pretendenti alla Champions League. La partita contro gli spagnoli, seppure su un campo difficile come quello di San Sebastian e contro una squadra estremamente preparata dal punto di vista tattico, dimostra come in ogni caso in novanta minuti non si possa mai definire una stagione.
Il Milan ha risposto bene alla sconfitta nel derby, giocando una ottima gara contro il Newcastle. Sfortunata negli episodi, perché la produzione di expected goals dei rossoneri con gli inglesi è praticamente pari a quella dell’Inter nel derby, con la differenza che i nerazzurri ne avevano segnati cinque e il Milan nemmeno uno. Ma dal punto di vista caratteriale la risposta rossonera c’è stata. L’Inter, invece, vista in Europa dopo un successo del genere è apparsa a tratti addirittura quasi spaventata.
Inter, ‘Match Point’ di Woody Allen insegna: la fortuna (specie in Champions) conta
La Real Sociedad ha tenuto sempre il pallino del gioco e imposto i propri ritmi, non si è mai fatta schiacciare e praticamente fino al gol dell’1-1 non aveva rischiato nulla. Il pareggio dell’Inter con Lautaro Martinez arriva tra l’altro dopo un tiro ciabattato di Frattesi.
Riuscire a tirare fuori un punto da una partita dove non si è mai riusciti a tirare in porta è un episodio estremamente fortunoso. Ed è la dimostrazione di come nel calcio, se pure si possa parlare di tattica, di schemi, di allenatori, di giocatori, di tifosi, di campo, eccetera, la dea bendata rivesta un ruolo fondamentale, soprattutto nella partita secca. Nel lungo periodo, nel percorso di una stagione che dura 38 partite, la fortuna è una partecipante esterna e non c’è bisogno che ti assista per vincere un campionato. All’interno di novanta minuti, diventa una componente piuttosto rilevante. E purtroppo, o per fortuna, il calcio ci dimostra che, a prescindere da quanto si possano dominare le partite, il risultato è affidato sempre e comunque alla dea bendata.
A cura di Andrea Pirrera