Triste addio a soli 31 anni. Un’intervista, un racconto che non avrebbe mai voluto fare. Una pagina dove lo sport e la vita sono un’unica cosa.
Quando scegliamo uno sport da praticare non sempre la prima scelta è la migliore. Siamo convinti che sia la disciplina giusta, quella fatta su misura per noi ed invece accorgiamo in un attimo che non è così.
E se il nuoto non va bene, c’è sempre il basket o la pallavolo. Solitamente, invece, chi decide di salire su una bicicletta non lo fa mai come una seconda o terza scelta. E’ la prima e l’unica scelta. Non vi sono altre, perché non ve ne possono essere. Perché andare in bicicletta è qualcosa di diverso. Che va oltre gli altri sport.
Solitamente è una passione che prende quando sei giovanissimo e che non ti abbandona mai fino a quando le gambe possono mulinare sui pedali. E’ anche per questo che appendere la bicicletta al fatidico chiodo è un momento più difficile che non appenderci un paio di scarpini bullonati. E lo è dannatamente di più quando è il cuore a dire che è giunto il momento di appendere la bicicletta a quel maledetto chiodo.
Sonny Colbrelli ha amato la bicicletta fin da bambino. Quell’amore infinito nei confronti delle due ruote si è trasformato presto nella sua professione, la più bella: il ciclista professionista.
Un velocista, specialista nelle classiche. Il suo soprannome dice tutto: il Cobra. Ha vinto una Parigi-Roubaix nel 2021, nonché un campionato europeo ed il campionato italiano. Nel 2022 ha preso parte al Giro di Catalogna. Al termine della prima tappa Colbrelli si è classificato al secondo posto.
Tagliato il traguardo, però, il ciclista lombardo ha avuto delle convulsioni che gli hanno provocato una perdita di conoscenza e un arresto cardiorespiratorio. Al ciclista viene impiantato un defibrillatore sottocutaneo. E’ la fine della sua carriera agonistica.
In un’intervista rilasciata a Il Giornale tutto il dolore, la rabbia per quell’inaccettabile epilogo. A distanza di tempo rimasto ancora inaccettabile. Una carriera abbandonata forzatamente a soli 31 anni: “Dopo aver vinto titolo italiano, europeo e poi quella Roubaix che era la corsa dei miei sogni. Chiaro. sono vivo, sono qui, ma non le nascondo che in più di un’occasione ho pensato che forse sarebbe stato meglio non risvegliarsi“.
Parole che non si possono commentare perché in ognuna di esse vi è un frammento di un dolore indicibile e che forse non potrà mai trovare consolazione. Forse soltanto un ciclista, follemente innamorato della bicicletta, avrebbe potuto pronunciare le parole che ha confessato Sonny Colbrelli.
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