Weston McKennie si è lasciato andare a uno sfogo sul suo presente in Italia: le sue dichiarazioni stanno facendo discutere
C’erano molte incognite nella Juve per questa stagione, soprattutto nella rosa effettiva a disposizione di Massimiliano Allegri – soprattutto dopo le difficoltà e la penalizzazione dell’annata precedente, chiusa fuori dalle coppe europee.
Weston McKennie sembrava un oggetto misterioso destinato a lasciare al più presto Torino, con diverse piste estere che avrebbero potuto portare lo statunitense lontano dall’Italia. Le cose, però, sono andate in maniera decisamente differente: il centrocampista è rimasto a disposizione dell’allenatore livornese che ha trovato la maniera di utilizzarlo al meglio delle sue caratteristiche.
L’ex Schalke 04 si sta disimpegnando al meglio sulla fascia destra e anche da mezzala, mostrando una duttilità molto importante per gli obiettivi della Vecchia Signora. A distanza di mesi, Allegri ha dimostrato quindi di puntare su di lui e un addio non è al momento all’orizzonte, soprattutto a gennaio. Il classe 1998 ha già disputato 17 partite, di cui l’88% da titolare e portando a buon fine anche due assist, assolutamente niente male. Nelle ultime ore, però, il calciatore si è lasciato andare a una sorta di sfogo sulla mentalità italiana, soprattutto per quanto riguarda le abitudini alimentari.
McKennie vuole rivoluzionare il modo di pensare il cibo italiano: “Mentalità chiusa”
La mezzala è stata ospite del podcast 19 F e ha parlato senza mezzi termini del cibo italiano e della sua routine. Ha ammesso di aver sofferto non poco all’inizio per il cambio di cultura e poi si è lasciato andare a uno stoccata piuttosto netta nei confronti del nostro Paese: “In Italia la mentalità è chiusa“, ha esordito. Stavolta, però, non si riferisce al campo o al modo di vivere le partite, piuttosto a come mangiamo.
E poi ha fatto un esempio: “Mi attaccano tutti. Mangio pasta con pomodoro, pesto e pollo e tutti mi dicono ‘Che schifo!’ ma non l’hanno mai provato”. Il cibo in Italia è intoccabile, sì, soprattutto perché siamo legati alle nostre tradizioni, ai prodotti del territorio e a ricette molto precise. Ma siamo sicuri che sia un difetto? Non ce ne voglia McKennie, ma la sua proposta culinaria non ci sembra poi così invitante. Il calciatore è libero di mangiare quel che vuole, per carità, ma ottenere consensi per i suoi manicaretti ci sembra un po’ troppo. Ed è giusto anche questo.