Una frase in diretta ha scatenato un vero e proprio putiferio: ha dichiarato che a Roma molti giornalisti si comportano come tifosi
Roma, la Capitale, caput mundi (un tempo molto lontano), che si prepara all’ennesimo derby della stagione che varrà l’accesso in semifinale di Coppa Italia, si sa, è una piazza difficile, calda, per certi versi impossibile da sostenere.
Lo è per i giocatori, e per gli allenatori, che molto spesso finiscono nel mirino dei tifosi e della stampa, a seconda delle prestazioni più o meno convincenti che si vedono sul rettangolo verde, e lo è anche per i giornalisti, pure loro spesso vittima dei supporter delle due squadre, e a volte anche degli stessi colleghi o dei loro stessi ruoli.
Sono tanti, nel corso degli anni, per esempio, che sono stati insultati sui social per le opinioni espresse nell’etere, specialmente via radio, e alcuni sono stati addirittura oggetto di aggressioni fisiche. Altri ancora sono stati presi di mira anche dalle società o da altri addetti ai lavori. Insomma, non un ambiente semplice in cui lavorare, che si sia dalla parte della Roma, della Lazio o si stia semplicemente nel mezzo. Stavolta, però, non sono i tifosi che li hanno puntati, ma ha sparato a zero sulla sua stessa categoria Alessandro Vocalelli, ex direttore del Corriere dello sport e storica firma del calcio romano.
Vocalelli contro i giornalisti a Roma: “Fanno i tifosi”
In diretta su ‘Radio Radio’, di cui è ospite fisso, Vocalelli è stato chiaro nei confronti dei suoi colleghi: “A Roma ci sono dei tifosi che vogliono fare i giornalisti e lo posso accettare, ma i giornalisti della Roma che fanno i tifosi è intollerabile”. Ed è subito putiferio. Ne stanno parlando in tanti nelle ultime ore, alcuni dandogli ragione, altri condannando le sue parole, mirate essenzialmente ad avere più oggettività nei giudizi.
Il giornalista, bisogna dargliene atto, cerca sempre di essere molto obiettivo sia nei confronti della squadra biancoceleste, sia nei confronti dei cugini della Roma, e ha deciso di puntare il dito contro chi, quest’obiettività, non ce l’ha proprio, e fa il suo mestiere senza togliere la maglia della squadra che ama, ovviamente in senso figurato.
Dubitiamo che il suo grido d’allarme verso chi fa il suo stesso lavoro possa smuovere come fanno le cose nella capitale, ma forse in molti si chiederanno se è la maniera giusta di esporsi. In ogni caso, il derby si avvicina e la tensione è già pronta a salire alle stelle.