Una delle leggende del Milan, nella fattispecie Gianni Rivera, è infuriato con chi lucra su di lui a San Siro, tanto da voler adire la Corte di giustizia europea
Gianni Rivera, 80 anni compiuti ad agosto, rimane ancora nell’immaginario collettivo come uno dei più forti calciatori di sempre. Primo Pallone d’oro italiano, capitano del Milan con cui ha vinto praticamente tutto, vincitore anche di un Europeo con la maglia della Nazionale italiana, l’ex centrocampista ha qualche sassolino dalla scarpa da levarsi nei confronti di chi lucra su di lui come il museo di San Siro.
In un’intervista a Repubblica, l’ex politico della Democrazia cristiana ha infatti sparato a zero su chi utilizza i suoi cimeli, o sedicenti tali considerato che lui stesso non li ritiene autentici in alcuni casi, e dopo aver perso la sua battaglia in Cassazione per quello che ritiene uno sfruttamento d’immagine, ricorrerà alla Corte di giustizia europea per ottenere, appunto, giustizia rispetto a una situazione che è paradossale. Rivera, però, ha messo anche le mani avanti, perché non è con il Milan, che ha reso grande e che lo ha reso ancora più grande, ad avercela.
Rivera contro San Siro: “Lucra sulla mia immagine da anni”
“Allo stadio San Siro – ha raccontato il vicecampione del mondo del 1970 -, c’è una mia bacheca con una maglia rossonera che secondo me non è neanche autentica, e ci sono delle scarpe spacciate per mie: impossibile, perché alla fine di ogni annata le buttavo via”.
Tra gli oggetti incriminati, che Rivera considera dei falsi, c’è anche un busto che gli regalò lo scultore Paolo Todeschini: “Lo lascai a Milanello, ma tutti sapevano che era mio. Scoprii che lo avevano esposto a San Siro perché un amico mi ha mandato delle foto”, ha spiegato ancora a Repubblica Rivera. Il problema, comunque, non è tanto il fatto che i suoi cimeli siano esposti, quanto che si lucra – il biglietto per accedere al museo è a pagamento – su questi senza neanche chiedere il permesso.
“Lo ritengo uno sfruttamento d’immagine indebito – ha detto ancora l’ex capitano rossonero -. Questi signori del sedicente museo, in realtà un paio di sale raffazzonate, parlano di interesse didattico: e allora, perché il biglietto per entrare?”. La verità, per lui, è che si fanno soldi utilizzando persone che, di fatto, non c’entrano nulla, ed è per questo che, oltre a rivolgersi alla Corte di giustizia europea, Rivera ha anche ingaggiato un investigatore privato che possa fare luce, anche per Sandro Mazzola, che ha una bacheca tutta per lui a San Siro.