Le squadre italiane devono stare attente a gennaio: il rischio di comprare un “pacco” sul mercato è abbastanza alto.
Il flop a gennaio è molto frequente, l’attenzione dei tifosi è già puntata sui nuovi acquisti. Gli errori non sono così rari nei ds, la sessione invernale presenta delle vere e proprie cantonate nel valutare qualche calciatore.
La sessione invernale conferma come le squadre si lasciano prendere la mano per accontentare la piazza. Gli acquisti flop della sessione invernale sono spesso i più citati dai tifosi per dimostrare, spesso e volentieri, l’improvvisazione e il cattivo occhio dei direttori sportivi.
I calciatori sono spesso attesi per le loro prestazioni, ma il rischio di fallire è abbastanza alto: la mancanza di amalgama può essere fatale soprattutto se si entra a freddo. Il caso Mazzocchi, che in quattro minuti con il Napoli ha rimediato un’espulsione, è un esempio tangibile, l’esterno avrà modo di riscattarsi in futuro.
Sono tanti i big ad arricchire la galleria dei flop invernali nel corso del tempo, c’è stata gente quasi sulla soglia del ritiro diventata suo malgrado protagonista, giovani acerbissimi chiamati a cambiare una squadra oppure, semplicemente, calciatori inadatti arrivati in Italia senza grossa convinzione.
Flop a gennaio, gli esempi più clamorosi
La Juve comprò Vlahovic nel gennaio scorso, ma la sessione invernale non è mai stata eccellente per la squadra bianconera quando c’era da prendere stranieri in corsa. Juan Esnaider arrivò dal Real Madrid nel 1999 per sostituire l’infortunato Alex Del Piero e la Juve scivolò addirittura in Intertoto. Andò peggio nel 2013 con Nikolas Anelka, sogno di Moggi nei primi anni Duemila, arrivato forse troppo tardi a Torino: nonostante il flop vinse comunque uno scudetto nelle sue pochissime presenze con Antonio Conte.
La storia di Gabriel Omar Batistuta in Italia, invece, si concluse con un trasferimento molto discusso. La stessa ammissione di Franco Sensi, compianto presidente della Roma, fu la consapevolezza del flop: il patron ammise di aver “tirato un pacco” al collega Massimo Moratti. L’ex presidente interista a gennaio era sempre molto generoso e aveva accolto nel 2003 l’asso argentino. Peccato per l’Inter che non era più quel formidabile cannoniere visto con la Fiorentina e nell’anno dello scudetto giallorosso con Totti: era un calciatore ormai sulla via del tramonto.
Un po’ come accadde l’anno dopo a Mario Jardel, brasiliano dal curriculum strepitoso finito per sbaglio ad Ancona. La stagione dei marchigiani fu da libro horror e nel gennaio 2004 toccò anche a Jardel vestire la maglia dorica. Tre presenze, un senso di pesantezza in campo e la nomea di essere uno dei “bidoni” più eccellenti sbarcati in Serie A.
La Roma ha il suo incubo in Doumbia, nel 2015 gli obiettivi erano altri e arrivò un centravanti che spesso sbagliava i gol più semplici. Al Napoli, invece, non andò meglio nel 2016: Maurizio Sarri voleva dei grandi rinforzi per inseguire lo scudetto. La dirigenza gli regalò invece Alberto Grassi e Vasco Regini, calciatori italiani che il tecnico lasciò in panchina per sei mesi o quasi