Clima da tutti contro tutti nel piccolo club della cadetteria, col vulcanico presidente che continua nel suo show polemico
“Dei risultati mi interessa poco perché ormai siamo condannati a retrocedere. Piuttosto mi preoccupa un altro dato: che ancora oggi nel calcio si vendono e si truccano le partite, ho paura di movimenti strani da parte dei nostri tesserati. Spero che mettano il telefono sotto controllo a tutti”. Parole, pronunciate dal presidente della società, che non potevano non scatenare delle feroci reazioni da parte degli attori accusati di combine, nonché da parte degli organi federali, che hanno immediatamente espresso la loro solidarietà ai giocatori del piccolo club lariano.
Tutto questo è accaduto, e ancora sta accadendo, in quel di Lecco, la piccola piazza lombarda che non più di 9 mesi fa festeggiava una storica promozione in B. Un traguardo, arrivato 50 anni dopo l’ultima volta, per la verità già foriero di innumerevoli problemi, col club che per tutta l’estate ha rischiato non solo di non salire in cadetteria, ma financo di non potersi iscrivere neppure al campionato di Serie C. Dal quale peraltro appunto proveniva.
Colpa della mancata indicazione, all’indomani della presa visione della documentazione per l’iscrizione alla B, dell’impianto nel quale disputare le gare interne. Un’omissione che, per lo meno in prima istanza, aveva di fatto escluso il Lecco da qualsivoglia categoria professionistica.
Il Consiglio di Stato, a campionato di Serie B già iniziato, ha poi riammesso i blu-celesti nella categoria conquistata meritatamente sul campo, ma evidentemente il destino non ne ha voluto sapere di lasciar vivere con serenità un’esperienza attesa per mezzo secolo.
Di Nunno se la prende con Aglietti: c’è l’invito a farsi da parte
Dopo l’ultima sconfitta casalinga contro il Palermo, l’ottava nelle ultime 9 gare, la situazione del Lecco è davvero disperata. Ultimo posto con 21 punti in classifica, distante ben 8 punti dalla Ternana – la quart’ultima della graduatoria e prima squadra attualmente candidata a giocare il Playout – la formazione di Alfredo Aglietti sembra aver gettato la spugna. Un concetto del resto ribadito dalle stesse parole, riportate sopra, del presidente Paolo Di Nunno.
Il patron, evidentemente ancora molto adirato e deluso dall’andamento di un’annata da incubo, ha rincarato la dose nei giorni successivi all’ennesimo capitombolo interno, sparando a zero anche sul suo tecnico.
“Ho accusato i giocatori in un momento di rabbia. Per le scommesse bisogna chiamare i cinesi, loro hanno più soldi degli italiani. Salvezza? Non ci credo più. A fine anno deciderò se lasciare Lecco o meno. Aglietti può essere arrabbiato quanto vuole, ma a me non interessa. Anzi se va via mi farebbe un favore“, le incredibili parole rilasciate da Di Nunno a Radio Capital.