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“A breve accadrà qualcosa”: la rivelazione dell’Ag. Fifa Branchini sul calcio arabo – ESCLUSIVA

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Daniele Magliocchetti

Il decano dei procuratori parla a Controcalcio.com e spiega i motivi per cui gli arabi sembra che non spendano più cifre folli, ma non è così

Da conquistatori a normalizzatori. E’ già finito il calcio arabo? Quello dello spese folli, quello di dare ingaggi di 30, 40 0 50 milioni di euro a stagione a un singolo giocatore? In un certo sì, ma è solo momentaneo. C’è chi lo chiama ridimensionamento, ma in realtà dall’Arabia stessa preferiscono dire assestamento. Ma come stanno le cose?

Il re dei procuratori Branchini parla del nuovo fenomeno del calcio arabo che pare non voglia più spendere cifre folli (Ansa Foto) Controcalcio.com

Dopo aver sorpreso e scandalizzato un po’, i trasferimenti monstre, quelle operazioni da mille e una notte che l’Europa del pallone non poteva far altro che soccombere e desistere sembrano essere finite nel dimenticatoio, nel senso che, al momento, dall’Arabia non è accaduto nulla e un anno fa di questi tempi ce ne erano già state a bizzeffe. Adesso è tutto fermo.

A non essere scandalizzato anzi a spiegare cosa sta accadendo è Giovanni Branchini, il re e decano dei procuratori italiani ed europei che a Controcalcio.com approfondisce il tema: “Ci sono stati due fattori che hanno indotto questo cambio d’atteggiamento, il primo è che si sono resi conto che offrire certe condizioni era un’arma a doppio taglio, anche perché nel momento in cui una squadra vuole cambiare giocatore e reinserirlo nel circuito per dare spazio a un nuovo acquisto non riescono tanto a gestirlo perché le condizioni contrattuali sono ingestibili in un calcio diverso“.

Non solo per Giovanni Branchini c’è anche dell’altro e cerca di spiegarlo anche per quelle che sono le sue conoscenze e competenze: “Gli arabi, inoltre, si sono accorti che hanno fatto scelte discutibili, anche perché non sono stati supportati a livello di consulenze e dirigenti di livello e hanno buttato via un sacco di soldi, anche perché troppa gente se n’è approfittata perché era diventata una vacca grassa da mungere e anche questo ha indotto a rivedere gli atteggiamenti, considerato che hanno tanti soldi sì, ma non sono scemi e sprovveduti…“.

“Resta a mio parere il calcio del futuro…”

Basti pensare che negli ultimi due anni sono arrivati ben novantasette giocatori nuovi, con oltre 830 milioni di euro spesi solo dai club che appartengono al fondo Pif. Il bilancio dell’ultimo anno piange e anche gli arabi hanno voluto rivedere alcune cose, soprattutto nella strategia.

Per Branchini si deve provare ad andare oltre, anche se il problema allo stato attuale resta perché “se le proposte non sono allettanti, un giocatore non sceglie di andare in Arabia per guadagnare il 10 o 15%, in più servono scelte azzeccate a livelli di motivazioni che al di là della qualità garantiscano una certa motivazione e correttezza, diciamo che ci voleva più consulenza dai consulenti a cui si sono affidati che non hanno fatto bene il loro lavoro. Anzi pessimo“.

Giovanni Branchini resta convinto che il calcio arabo resta il futuro ma si devono cambiare i dirigenti (Ansa Foto) Controcalcio.com

Resta, secondo Branchini un calcio da tenere sotto osservazione anche perché gli arabi, quando si correggono non è che si ridimensionano “non è questo il termine da usare” ma diversificano le cose e si affidano a persone più affidabili. “Si diciamo che si sono resi conti quando si vuole iniziare un lavoro a un certo livello le infrastrutture e i dirigenti sono più importanti dei giocatori e se i dirigenti non sono all’altezza o non sono a tenuta stagna normale che i costi si gonfiano, ma questo l’hanno capito benissimo…

Resta il calcio del futuro secondo me, vedrete che a breve qualcosa succederà” assicura Branchini che poi aggiunge: “Io come consulente? Ho fatto delle cose, ma mi sono limitato a fare le mie operazioni, fine, quella è e resta una piramide complessa, dove gli interlocutori spesso cambiano e non si capisce granché. Io sto bene qui”.

Daniele Magliocchetti

Lo so, è un sogno un po' bizzarro, ma da piccolo sognavo di fare l'inviato di guerra, mi perdevo nei racconti di Ettore Mo, meraviglioso inviato del CorSera, su questa scia sono diventato un giornalista, meglio dire cronista (esistono solo le notizie), scrivendo e raccontando sport (principalmente), ma anche cronaca e politica per Ultime Notizie, Ansa, Repubblica e Messaggero, cartaceo e on line, contestualmente facevo (e faccio) anche radio passando per Radio Incontro, Radio Globo, Radio Sei, Radio Incontro Olympia ora solo Radio Olympia. Da sempre curioso del mondo e di chi ne fa parte.

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