Un addio che sta lasciando il segno e forse anche qualcosa di più nell’ambiente romanista, ma dietro alla cacciata c’è tanto da raccontare
Folle e imbarazzante. La Roma che esonera Daniele De Rossi all’improvviso di prima mattina, ma senza avere un allenatore già pronto. Una decisione che ha lasciato tutti stizziti, ma non solo nell’ambiente giallorosso, in tutto il mondo del calcio.
Per la storia di De Rossi, ma anche per le modalità con cui è stato fatto. Nello stesso e identico modo di Mourinho, senza avere alcun rispetto e anche un minimo di educazione. Già perché la proprietà americana e il suo massimo dirigente, soprattutto in questo hanno peccato, mostrando per l’ennesima volta una sfrontatezza inutile e superficiale.
Come Mourinho, anche Daniele De Rossi si stava preparando per il consueto allenamento, assistito dai suoi collaboratori. E come lo Special One, anche l’ex capitano romanista è stato convocato all’improvviso negli uffici del presidente e lì, così come è accaduto per José, anche a Daniele è stato dato il benservito dal nulla, all’improvviso senza che nemmeno lui avesse alcun tipo di avvisaglia. E questo è grazie anche alla regia (non si sa se pure con Mou sia stata sempre lei ma non è da escludere ndr) dell’Ad e Ceo Lina Souloukou. E’ lei che ha fatto in modo che De Rossi venisse mandato via prima di quello che si pensava.
E’ sempre lei che ha cercato, da settimane e forse anche da mesi, di anticipare le mosse per allontanare De Rossi. Tra i due i rapporti, nonostante i sorrisi e le pacche di circostanza, erano ai minimi termini. Pare che la dirigente greca abbia fatto in modo che i Friedkin arrivassero a Roma con la ferma volontà di mandare via De Rossi, soprattutto dopo il pareggio deludente con gol rimediato a pochi istanti dalla fine della gara. Una rete che avrebbe tolto ogni peso e ogni alibi al tecnico. Un gol, quello di De Winter, dicono i maligni, avrebbe tolto più di un semplice sorriso dal volto della Ceo anzi grazie a quanto è accaduto in extremis a Marassi, la greca ha potuto mettere in atto il suo piano.
Esonero pronto già con sconfitta con la Juve
La Roma parla di questione tecnica, ma non si è mai visto che per una questione legata al campo si esoneri un tecnico al quale è stato rinnovato il contratto dodici settimane fa e che in avvio di stagione ha raccolto sì poco, ma non in modo tale da poter essere cacciato. E l’Ad ha lavorato tanto su questa strada, sin dal momento in cui De Rossi, in qualche modo, si era messo di traverso per la questione Dybala, per le parole su Zalewsky, essendo chiaro e cristallino in conferenza stampa, dicendo che era stato fatto fuori per il mancato rinnovo di contratto. E non solo questo.
Lina Souloukou non avrebbe per niente gradito la differenza, sempre in conferenza stampa, che De Rossi faceva sui giocatori che conosceva e su quelli di cui non sapeva granché, se non nulla. Parole che l’Ad greca non ha mai mandato giù, tanto che tra i due c’erano spesso confronti e, diverse volte, sempre su di tono, ma Daniele mai è stato maleducato o ha mancato di rispetto, solo che era fin troppo sincero, chiaro e spontaneo, soprattutto co i giornalisti. E poi c’è la questione Totti e quella frase dell’ex capitano dove ha riferito che sentiva quasi tutti i giorni De Rossi. Siccome l’ex Pupone a Trigoria è una specie d’indesiderato, hanno visto quelle parole come se De Rossi tramasse qualcosa alle spalle della società.
Una proprietà che avrebbe paura della propria ombra e teme sempre che qualcuno possa raccontare cose che non dovrebbe, anche per questo in tutti i contratti ci sono regole e opzioni legate al segreto d’ufficio o qualcosa di simile che vincola il tesserato al silenzio. La sera prima dell’esonero, inoltre, ci sarebbe stata un’accesa discussione tra l’Ad e lo stesso De Rossi, ma come sempre era finita con ognuno che restasse sulle proprie posizioni. Ma non stavolta.
Già perché la Ceo Souloukou sapeva già tutto, aveva ormai convinto i Friedkin a scegliere per l’esonero (a De Rossi Ryan Friedkin due giorni prima l’aveva rassicurato ma esortato a fare bene nelle prossime gare almeno fino alla sosta ndr), anche perché, dicono rumors, che la stessa dirigente avrebbe messo sul tavolo il suo contratto perché non poteva avere più condivisione di lavoro con De Rossi: o lui o io. E Friedkin che adora la manager che, probabilmente, troppo potere ha a Trigoria, non ne avrebbe mai fatto a meno. Certo è che da quando c’è lei, di soldi gli americani ne hanno spesi e buttati davvero tanti. Per non parlare della competenza e della goffagine mostrata subito dopo l’esonero.
Qualcuno era convinto di avere in mano Pioli prima dell’addio a De Rossi, è stato fatto un tentativo ancora più goffo con Allegri, e non direttamente, ma tutti hanno detto di no. E alla fine, quasi guardando Transfermarkt e con la supervisione dell’agente Giuseppe Riso (altro che è molto ascoltato a Trigoria) si è dirottato su Juric. Senza uno straccio di programmazione e di visione. Una squadra costruita per giocare in un modo che andrà ad un allenatore che adotta quasi lo schema e idee opposte. Bene così.