Dopo il tracollo in Olanda nessuno della società ha ancora detto qualcosa su quello che è successo e su quello che potrà succedere
Tutti sul filo. Nessuno escluso. E se a febbraio si cominciano a fare i primi bilanci, vuole dire che qualcosa non sta andando bene. Per niente. E non potrebbe essere altrimenti in casa Juventus. Male in Supercoppa. Molto male in Champions League. Appena sufficiente (per non dire peggio dicono a Torino) in campionato.
La Juve di Thiago Motta ha chiuso una parte importante della stagione come peggio non poteva fare, venendo eliminato negli ottavi di Champions e così, oltre alla figuraccia tecnica, anche tanti saluti a una quindicina di milioni, forse anche venti che l’accesso al turno successivo le avrebbe garantito, e questo escludendo premi Uefa e botteghino, quindi sarebbero stati anche un o’ di più.
Senza dimenticare l’uscita dalla Supercoppa, il primo trofeo stagionale, eliminata dal Milan nella semifinale e ora deve battagliare con Lazio e Fiorentina, fresche e loro sì con gioco, con il timore che possa rientrare anche il Milan dalle retrovie, per l’ultimo posto utile per tornare in Champions League. Ma soprattutto con l’obbligo (e il terrore a questo punto), oltre che di centrare il quarto posto, di vincere la coppa Italia, come ha fatto, nè più né meno, il suo predecessore Max Allegri, cacciato a male parole e ora sempre più rimpianto, soprattutto dai tifosi e, forse, anche dai vertici bianconeri.
La dolcezza, la speranza e la carta bianca per Thiago Motta sono finite da un pezzo. E probabilmente nel calderone di sta anche Cristiano Giuntoli, il dirigente arrivato per mettere le cose a posto e far vedere che era tanto bravo quanto Marotta (c’è un piano per tentarlo se ci sarà la debacle ndr). Ma quello che si sta vedendo da due anni a questa parte fa pensare l’esatto contrario. Ed è per questo che sono tutti a rischio di cacciata.
D’altronde in casa Juventus è così che funziona quando le cose non vanno bene anzi, fin troppo tempo si è atteso. Ora l’esame è tosto, tostissimo, per non parlare della pressione che è alle stelle. In tutto questo c’è da registrare anche una distanza pericolosa, e pare mai nascosta, tra la squadra e lo stesso allenatore che, forse, ha scelto la squadra e la società sbagliata per fare esperimenti o quello che sono.
Basta pensare che non ci sono punti fermi nella squadra e questo non è possibile, forse è stato fatto per far sentire tutti importanti, il risultato che si è ottenuto è l’opposto: basta citare dei nomi come Mbangula, Thuram, Cambiaso, Vlahovic, McKennie e da pochissimo la giovane Yildiz.
Si il talento che quando segna esulta, mostrando la linguaccia come faceva Alessandro Del Piero. Ed è proprio su di lui che qualcuno in società sta pensando, in clamoroso ritardo rispetto ai tempi. Ma finalmente sembra che la Juventus, qualora succeda il disastro, possa appoggiarsi a un mito vero che ha la Juventus nel cuore e soprattutto a cuore. Lui e anche Chiellini potrebbero far parte della restaurazione. Tempo al tempo.
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