Una battaglia senza esclusioni di colpi e con idee diverse sul futuro e sui programmi da attuare, con lo svedese che è amareggiato
Giorni caldi e piuttosto roventi in casa Milan. C’è chi parla di discussioni feroci, chi invece di sorrisi e tranquillità, ma la verità è che non c’è così tanto odio ma nemmeno così tanta serenità come si vuole far apparire. La realtà è che nel Milan c’è un gelo a corrente alternata tra Furlani e Ibrahimovic. E molto è nato sulla questione del direttore sportivo e sul modo di programmare le cose.
Cardinale vuole ristrutturare la società, dare un nuovo volto e nuovi uomini in grado di far scattare la rivoluzione totale, con persone che siano in grado di far funzionare tutto e di rilanciare le ambizioni del Milan. La verità è che Ibra, uomo di calcio e che sa muoversi all’interno del mondo del pallone, aveva già deciso l’uomo sul quale appoggiare il primo programma tecnico.
L’altro, il Ceo, Furlani dirigente d’azienda e meno calciofilo rispetto allo svedese che vorrebbe dare un’immagine più precisa e chiara sul futuro tecnico. Il Ceo inoltre vorrebbe dare un’impronta italiana al futuro dirigenziale della società e puntare più su uno esperto che ha già vinto come Paratici rispetto a Tare, molto ben considerato ma ancora giovane per un club così importante.
E’ sul direttore sportivo che si sta giocando gran parte della battaglia e Furlani adesso è più forte e solido dopo aver parlato con Cardinale negli States. Per Furlani, inoltre, Ibra non è che abbia fatto benissimo nelle sue scelte, come Conceicao che sarà quello che ne farà la spese, anche se dovesse vincere la seconda coppa dopo la Supercoppa vinta in Arabia ad inizio anno.
Ma allo stesso tempo il dirigente svedese ricorda soprattutto all’interno che lui su Fonseca non era così deciso come tutti gli altri. E’ una battaglia che si gioca fino all’ultimo. Paratici, attualmente, nonostante la deroga che gli è stata concessa dalla Procura federale e dalla Federcalcio, è ancora sotto squalifica per il caso plusvalenze della Juve e anche questa è una macchia che tanti stanno facendo finta di non vedere, ma è lì.
il Ceo Furlani ha avuto da Cardinale le chiavi del comando generale, allo stesso tempo Ibra non molla e insiste per Igli Tare, col quale c’era già un accordo di massima e se non dovesse avere più potere decisionale almeno sugli aspetti tecnici, per i quali è molto più ferrato di Furlani, potrebbe anche decidere la mossa clamorosa e andarsene. Durante la sosta si deciderà tutto.
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