Con l’ex ct della nazionale era stato definita ogni cosa anche le persone che dovevano venire con lui ma poi c’è stato il dietrofront
Era fatto tutto. Ogni cosa nel dettaglio, perfino lo staff tecnico da portare a Torino che era composto da una decina di persone, con alcuni che facevano perfino il loro primo ingresso nella squadra di Roberto Mancini. Quest’ultimo aveva parlato perfino non una, ma due volte con Elkann, era anche d’accordo con la possibilità di fare un contratto di tre mesi vincolandolo alla Champions e anche lì, con un’opzione a favore della Juventus.
Ma non è tutto. Anzi, c’è di più. Mancio aveva dato anche la possibilità di un contratto non altissimo, poco più di un milione di euro, ma che sarebbero diventati almeno sei di più qualora si arrivasse in Champions League e con tutta l’opzione a favore. Era tutto pronto, tanto che lo stesso Mancini si era preparato per arrivare a Torino con il suo staff nella giornata del 23 marzo, poi all’improvviso tutto è stato modificato, con grande sorpresa da parte dello stesso ex ct.
La Rivoluzione è stata rimandata, semmai ci sia stata la voglia di farla. Per ora no. Per adesso si va con un “aggiustatore” a cui va bene tutto, i tre mesi con tanto di opzione a favore della Juventus, la stessa che aveva accettato Mancini che, oltre ad Elkann, aveva parlato e si era messo d’accordo direttamente con Giuntoli due giorni prima, tanto che la Juve aveva già deciso di mandare via Thiago Motta, quasi subito dopo il confronto con la società.
Mancini era stato il prescelto. Per la nuova Juve era il profilo giusto, ma quando ha cominciato a girare il nome di Roberto Mancini, si è scatenato di tutto, soprattutto via social. Un’onda d’odio quasi senza precedenti, con frasi pronunciate da lui in passato ai tempi di Calciopoli che andavano e venivano sul web. Una vera tempesta che ai vertici della Juventus, ora dopo ora, non faceva che mettere paura.
Perfino la possibilità che tanti abbonati minacciassero di non venire più allo stadio con Mancini sulla panchina della Juventus. Tanti addirittura preferivano restare con l’odiato Thiago Motta a patto di non vedere Mancini a guidare la squadra bianconera. E così i vertici aziendali si sono messi paura e hanno cominciato a virare fino a chiamare Igor Tudor col quale ci è voluto un attimo per mettersi d’accordo.
Nelle prime ore della mattina, qualche dirigente spiegava la virata su Mancini legata a qualche problema finanziario dettato dall’indice di liquidità, una bufala per aggirare il vero problema che era ed è sempre stato da quando è venuto fuori il nome di Mancini, sulla protesta dell’ambiente bianconero che mal digeriva l’arrivo dell’ex interista. Poco è importato sul fatto che Mancio da sempre era ed è ancora un tifoso juventino.
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